AC – Lynda Ippoliti, si è laureata presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Ancona con una tesi di traduzione in ambito criminologico.

L’autrice del libro di cui ha tradotto alcuni capitoli, Paz Velasco de la Fuente, ha scritto numerosi saggi e ha creato nel 2014 la pagina Facebook Criminal-mente.

Lynda Ippoliti.

AC – Su cosa si basa la tua tesi di laurea? E perché hai scelto questo argomento?

LI – Si basa sulla proposta di traduzione, dallo spagnolo all’italiano, del libro Criminal-mente: la criminología como ciencia, scritto dall’avvocato e criminologa Paz Velasco de la Fuente e pubblicato nel 2018.

Il saggio analizza il comportamento dei serial killer e le reazioni della criminologia, della scienza forense e della psicologia criminale di fronte a questi casi. 

In particolare, l’attenzione è stata focalizzata su due capitoli del libro in cui si parla della sindrome di Amok e degli angeli della morte. Questa scelta è stata voluta a seguito di vicende che molto frequentemente accadono nel mondo e di esperienze di malasanità a cui si deve far fronte.

La sindrome di Amok si focalizza su vicende traumatiche che colpiscono un soggetto, specialmente in età infantile, causando un trauma che lentamente si scatena in età adulta tramite gli omicidi di massa. Il capitolo sugli angeli della morte tratta invece di serial killer che agiscono in ambito medico  e del caregiving e che passano facilmente inosservati.

Paz Velasco de la Fuente. (fonte web)

AC – Come è stata affrontata la traduzione?

LI – Data la presenza di termini particolarmente difficili da tradurre, sono stati utilizzati dizionari monolingue e bilingue, enciclopedie, dizionari online e siti internet, nonché materiale didattico usato durante il corso di laurea. La ricerca è stata fondamentale su criminologia, sociologia e della psicologia: i tre temi portanti del saggio.

L’obiettivo finale è, quindi, di tradurre al meglio i termini tecnici del mondo giuridico e criminologico affinché questi possano risultare perfettamente coerenti nel testo dal punto di vista, non solo logico, ma anche sintattico, semantico e lessicale.

AC – L’autrice definisce l’uomo “il peggior predatore del pianeta” e, partendo dal presupposto che l’omicidio abbia da sempre affascinato la nostra specie, analizza in modo quasi spietato Google, il cinema, le serie tv – oltre che la realtà. Il libro spazia dall’analisi criminologica alla riflessione culturale, dalla biologia alla sociologia. È stato presentato a case editrici italiane?

LI – L’autrice ha scelto un linguaggio immediato, non troppo complesso e ha divulgato le sue conoscenze nel suo paese d’origine, la Spagna, dove ha ottenuto un buon successo, arrivando a scrivere la quinta edizione del libro.

Sarei quindi lusingata di tradurre l’intero il libro e sto contattando alcune case editrici italiane.

AC – Vorresti donare a Crime Magazine un passo particolarmente significativo della tua traduzione? 

LI – Con piacere. È una pagina che definisco d’impatto sugli angeli della morte, descritti dall’autrice in maniera fredda e coincisa per esaltarne la loro impassibilità di fronte al dolore provato dai propri pazienti. 

Prima di dedicarsi alla lettura della pagina in questione, lascio il mio indirizzo mail per eventuali chiarimenti o richieste: ippoliti.lynda@gmail.com. Buona lettura. 

Posso curare o posso uccidere.
Sono un medico e nelle mie mani c’è il potere della vita e della morte.
Non sono uno strumento di Dio; quando sono con un paziente, io sono Dio.
(Harold Shipman)

Le assassine utilizzano il loro genere a proprio vantaggio. Alcune svolgono professioni tradizionalmente femminili: infermiere, ausiliarie d’infermeria, ausiliarie di geriatria, assistenti o badanti. Ciò comporta un grande vantaggio, poiché hanno un facile accesso a vittime particolarmente vulnerabili. Le loro vittime sono malati,  anziani/e o neonati: ognuna di esse si trova in uno stato di vulnerabilità. Queste donne hanno qualcosa in comune: la capacità e l’opportunità di uccidere le persone di cui dovrebbero prendersi cura. Appaiono agli altri come professioniste devote mostrando il loro lato più umano, ciò che le fa sembrare inoffensive e meritevoli della più assoluta fiducia. Parafrasando Macchiavelli, tutti vedono quello che queste donne sembrano, ma pochi capiscono quello che realmente sono. 

«Le vittime particolarmente vulnerabili sono quelle che presentano caratteristiche, endogene o esogene (età, sesso, stato civile, personalità…), che le rendono più facilmente vittimizzabili essendo, pertanto, più vulnerabili del resto degli individui.»

Gli angeli della morte possono essere uomini, ma soprattutto sono donne che lavorano nell’ambito medico e nella sanità. Approfittano della loro professione e posizione di potere per uccidere con premeditazione più di due vittime-pazienti, in momenti temporali differenti. Sono serial killer nascosti dietro un camice bianco e una professione che a tutti noi ispira fiducia e speranza. Le loro armi sono le proprie conoscenze professionali. La morte di un paziente malato non alimenta alcun tipo di sospetto, tanto meno in luoghi in cui è presente quotidianamente, in maniera che possano uccidere impunemente per molto tempo. […]

AC – Grazie Lynda! Case editrici in ascolto, se volete raccogliere l’appello, contattate Lynda!