Pronto soccorso dell’ospedale Niguarda di Milano deserto in una foto scattata alle 4 del mattino di lunedì 25 febbraio 2020.
Un inedito, dato che normalmente, a quell’ora, in pronto soccorso c’è gente, a volte anche molta gente, nonostante l’orario.
Come mai il pronto soccorso era vuoto?
Certamente la fobia di contrarre il coranavirus sta facendo desistere la maggior parte delle persone che non hanno un reale bisogno di cure immediate dall’affollare i pronto soccorso.
C’è però da chiedersi se, normalmente, il pronto soccorso venga quindi utilizzato a sproposito, cioè senza la vera emergenza, perché è impensabile che tutti stiano improvvisamente benissimo.
L’attivazione di un numero dedicato per le informazioni sul coronavirus è certamente utile.
Numero verde informazioni coronavirus
800 89 45 45
Quante sono le chiamate al 118 normalmente in un giorno?
“In un giorno infrasettimanale, di solito il lunedì è il più intenso, arriviamo intorno a 1800/1900 chiamate. In questi giorni sfioriamo le 3500 telefonate“.
Ogni anno gli operatori di Areu (Azienda Regionale Emergenza Urgenza) rispondono a più di un milione di chiamate.
In percentuale, circa il 50% delle ambulanze viene inviato in codice giallo. I codici sono verde (non grave), giallo (media gravità) e rosso (grave).
Dalla chiamata al pronto soccorso
Gli operatori 118 hanno un filtro da compilare con un algoritmo da seguire, la prima domanda che viene fatta è il motivo della chiamata: malore, incidente, evento violento o altro.
Il base alla risposte dell’utente viene compilata una scheda.
Va da sé che la bravura sta nel capire cosa realmente stia succedendo dall’altra parte.
Non è sempre semplice, infatti, per l’operatore ottenere informazioni oggettive.
Piuttosto comprensibile che chi chiama un numero di emergenza sia agitato o spaventato.
“C’è anche chi mente sulla gravità del fatto per avere subito l’ambulanza”.
Informazioni e paura
Da 1900 a 3500 chiamanti al giorno. Cosa chiedono?
“Le cose più assurde”, cioè informazioni che niente hanno a che fare con una chiamata di emergenza.
“La maggior parte è preoccupata di sintomi, come bruciore agli occhi e un po’ di stanchezza, a cui, di norma, non farebbe neppure caso”.
Ogni operatore 118 deve chiedere al chiamante se sia entrato in contatto con persone provenienti dalla Cina o dalla zona rossa (lodigiano) negli ultimi 14 giorni.
La foto è delle 4 del mattino di martedì 25 febbraio: cosa c’è di diverso rispetto a martedì, poniamo, della settimana scorsa o di due settimane fa?
“Normalmente alle 4 del mattino i parenti e i pazienti in attesa di visita sono ancora presenti in pronto soccorso”.
Quante volte ti è capitato, alle 4 del mattino, di trovare il pronto soccorso deserto?
“Mai. Nessun pronto soccorso di Milano alle 4 del mattino è deserto”.
Significa che improvvisamente stanno tutti bene?
“Improvvisamente chi si reca in pronto soccorso per mal di pancia, unghie incarnite, mestruazioni, vomito e dissenteria non ha più bisogno”.
“Ma capita anche il contrario. Chi ha realmente bisogno di andare in pronto soccorso, dopo aver chiamato anche l’ambulanza, preso dal panico, può decidere di rimanere a casa”.
Un soccorritore ha dichiarato che un paziente, rifiutando di salire in ambulanza, ha detto: “Non ci vengo in pronto soccorso, là c’è la peste”.
Un attimo sovradimensionato?
“C’è la fobia di contrarre il coronavirus”.
Quindi, forse, si sta iniziando a capire quale sia un’emergenza (un dolore toracico, per esempio) e quale no (le mestruazioni)?
“È solo paura. La gente evita il pronto soccorso come evita i bar, i pullman e le metropolitane”.
“In questo momento viene percepito come luogo sporco, ricettacolo di microbi e batteri”.
Quando chiamo il numero di emergenza?
Resta il fatto che non c’è una vera informazione su quando chiamare un’ambulanza. Ci proviamo?
“È opportuno chiamare l’ambulanza in caso di incidente, in caso di malore, in caso di caduta, in caso d’arresto cardiaco“.
“Non è importante cosa dire all’operatore del 118 ma è importante collaborare con l’operatore del 118. Le molte domande vengono fatte per capire la gravità e l’urgenza dell’evento”.
“Capisco che in determinate situazioni sembra si stia perdendo tempo ma in realtà il tempo si sta guadagnando”.
Come?
“Mandando il mezzo o i mezzi in maniera più rapida e mirata”.
“Se manca la collaborazione, rischiamo di sottovalutare l’evento e magari non mandare un’auto infermieristica (con infermiere a bordo, ndr) o un’automedica (con medico a bordo, ndr) in tempi brevi.
Il primo anello della “catena dei soccorsi”
è proprio la telefonata.
E per essere aiutati è necessario aiutare, anche se la situazione è drammatica.
- Ascoltare l’operatore
- Rispondere alle domande
- Collaborare con l’operatore: non è un nemico
- Rispondere in modo che l’operatore possa capire la situazione
- Non aggiungere dettagli inutili
- Non urlare, non serve
- Non arrabbiarsi, si perde solo tempo
- SE NON È UN’EMERGENZA NON CHIAMARE L’AMBULANZA
I virgolettati sono di un operatore di centrale 118 e di un soccorritore.