La donna più grassa del mondo è uno spettacolo teatrale in un atto scritto da Emanuele Aldrovandi per la regia di Angela Ruozzi.
In scena fino a domenica 9 febbraio al teatro Filodrammatici di Milano, racconta più di una storia.
Si inizia da un problema condominiale, come ce ne sono tanti. Il vicino del piano di sotto è preoccupato da una crepa sul soffitto.
Sale quindi da quello del piano di sopra per chiedere di fare un sopralluogo, capire l’entità del danno così da ripararlo prima che diventi pericoloso.
La donna più grassa del mondo e il tempo
In questo inizio è racchiusa l’essenza della pièce: fare qualcosa prima che sia tardi.
Il vicino del piano di sopra, però, rifiuta l’accesso. La motivazione? Sua moglie, la donna più grassa del mondo, pesa 460 chili e non può spostarsi.
Non può proprio. E quando il vicino del piano di sotto entra più nel dettaglio, fa domande, si apprende che era entrata in casa quando era magra.
Così il suggerimento: per farla uscire di casa e poter vedere la crepa anche dal pavimento e non solo dal soffitto di sotto, bisogna farla dimagrire.
Facile no?
Sei grassa, dimagrisci.
Lo spettacolo si snoda su due universi, quelli dei due vicini di casa, che collidono. Le istanze opposte sono il pretesto per raccontare molto di più.
Perché se da un lato lo spettatore assiste a una diatriba che coinvolge il politicamente corretto (“Ha dato della cicciona di merda a mia moglie!”) dall’altro sul palco c’è parecchio altro.
Per esempio il malinteso senso di libertà che spinge a fare ciò che si vuole solo perché si può, senza curarsi delle conseguenze.
Le liti di vicinato sono un piccolo aspetto de La donna più grassa del mondo, gli altri aspetti riguardano l’amor proprio, l’empatia, la capacità di autodeterminarsi, l’ansia.
Ansia di vivere e di morire, perché La donna più grassa del mondo corre molti rischi. E la crepa è solo l’inizio. L’inizio della fine.
Lo spettacolo è consigliato a chi ha voglia di fermarsi un attimo, prendersi 80 minuti senza pause, per tuffarsi nella realtà.