Il martirio del santo viene offerto spesso nell’iconografia sacra che offre una panoramica dei delitti e delle torture dei santi.
Se la religione cristiana (cattolica, in particolare) è interessata alle vite dei santi, noi siamo più interessati alla loro morte.
I santini, infatti, riproducono spesso la scena del crimine. Oppure è il santo stesso, sempre in rappresentazione, a raccontarci come morì, quale fu il suo martirio e quali l’arma del delitto.
I santi sono vittime a tutti gli effetti. Alcuni non hanno fatto niente per impedire di diventarlo, altri si sono immolati.
La parentesi delle torture che, per qualche manciata di secoli, ha accompagnato la storia della Chiesa (sia con i cristiani perseguitati che con gli inquisitori persecutori) è storia nota ai più.
Il martirio
Sant’Apollonia era una anziana diaconessa di Alessandria subì il martirio nel 249.
Durante un saccheggio nelle case dei cristiani le vennero spezzati i denti e rotte le mandibole.
Nell’iconografia è infatti, spesso, rappresentata con una pinza o una tenaglia tra le mani (l’arma del delitto), altre volte con i denti che le vennero strappati e rottie, in molti casi, con un rametto di palma.
Apollonia venne anche minacciata di essere arsa sul rogo se non avesse rinnegato Cristo: decise di gettarsi tra le fiamme.
Dato il suo martirio è la santa protettrice dei dentisti ed è celebrata il 9 febbraio. Nessuno conosce gli assalitori di Apollonia, ma è certo che la loro idea fosse di causarle più dolore possibile in modo da indurla a cambiare le sue idee religiose.
Il martirio di San Sebastiano
San Sebastiano era un soldato che combatté tra le fila di Diocleziano. Visse tra il III e il IV secolo (un po’ in Francia e un po’ in Italia). Decise, a un certo punto, di convertirsi al cristianesimo.
Azione presa male da parecchi suoi commilitoni e dalle guardie pretorie che lo torturarono trafiggendolo con delle frecce.
Incredibilmente Sebastiano sopravvisse e tornò a sottolineare che si era convertito.
A quel punto Diocleziano perse la pazienza e diede ordine di flagellarlo, fu quindi ucciso a bastonate.
È invocato contro la peste, rappresentato mentre subisce il martirio delle frecce o la flagellazione (ovvero sulla scena del crimine) e celebrato il 20 gennaio.
Anche nel caso di Sebastiano il motivo dell’omicidio è chiaro, ma il metodo, rispetto ad Apollonia, è meno fine e più legato alle armi a disposizione: frecce e bastoni. Fu ucciso dalla stessa gente con cui aveva condiviso parte della sua esistenza.
Gli occhi di Santa Lucia
Santa Lucia era una ragazza ricca e di nobile famiglia.
Verso il 304 si trovava a Siracusa era già fidanzata, ma decise di lasciare tutto (compreso il promesso sposo) per devozione a Cristo.
Il fidanzato non prese bene la notiziae la denunciò. Lucia fu imprigionata (era l’epoca, ancora, di Diocleziano) e torturata. I suoi persecutori le cavarono gli occhi.
La leggenda narra che fu lei stessa a rimetterseli. Di certo si sa che venne, infine, decapitata.
Viene rappresentata con gli occhi su un piatto (anche se, forse per evitare l’effetto troppo horror, ce li ha anche sul viso, aperti), un rametto di palma e una spada. Viene invocata contro i malanni della vista ed è celebrata il 13 dicembre.
Il caso di santa Lucia sembra, più che altro, una vendetta personale da parte del fidanzato piuttosto che un delitto legato esclusivamente a motivi religiosi. E’ stato lui, infatti, a denunciarla stizzito per il matrimonio annullato.
La condanna di Santa Barbara
Santa Barbara visse tra il III e il IV secolo e, secondo fonti non confermate, era figlia del re di Nicomedia, Dioscuro, che la rinchiuse (per oscuri motivi) in una torre.
A quel punto Barbara si convertì alla religione cristiana e quando suo padre lo venne a sapere la condannò a morte.
Sentenza che eseguì personalmente decapitando, con una spada, la figlia. Subito dopo Dioscuro morì incenerito da un fulmine.
Per questo motivo santa Barbara è invocata contro i fulmini e, tra gli altri, è protettrice dei pompieri, degli armaioli, degli artiglieri e di tutti quelli che rischiano una morte improvvisa.
Viene celebrata il 4 dicembre. Anche il caso di santa Barbara sembra più legato a una vendetta personale mista a motivi di famiglia e alla perdita di immagine e credibilità del padre, piuttosto che al solo fattore religioso.
Il martirio di un bambino
Santi Giulitta e Quirico erano, secondo la tradizione, madre e figlio. Anche loro perirono sotto Diocleziano intorno al IV secolo.
Quirico aveva solo tre anni e, poco prima che sua madre venisse decapitata, venne lanciato violentemente a terra dal governatore Alessandro che li stava interrogando.
Il bambino, infatti, stava facendo una professione di fede, insieme a sua mamma.
Quirico è il protettore dei bambini e il suo nome, dal greco, significa “signore”. I due santi sono celebrati il 16 giugno.
In genere i santi vengono raffigurati in modi diversi: Quirico in braccio ad Alessandro durante l’interrogatorio o Quirico che giace a terra senza vita (un’immagine lontana nel tempo, ma molto vicina alla fotografia della scena di un crimine).
Un reato aberrante
Uccidere un bambino, in genere, è un’azione condannata, oltre che dalla società, anche dalla popolazione carceraria.
Il governatore Alessandro, colpevole di duplice omicidio (anche se non uccise personalmente Giulitta) sembra aver agito d’impulso, piuttosto che premeditatamente, dato che il suo scopo era ottenere che la madre rinnegasse la fede.
Certo non si aspettava di essere sbugiardato da un bambino. E fu questo, secondo le cronache dell’epoca, che lo fece infuriare al punto di uccidere Quirico con le sue mani.
Dei delitti dei santi sappiamo molto. In alcuni casi conosciamo i loro assassini, in altri, invece, di loro sembra non vi sia alcuna traccia. Sappiamo, però, grazie all’iconografia quali furono le armi del delitto, abbiamo indizi riguardo al movente (in genere religioso) e, in molti casi, i santini rappresentano proprio la scena del crimine.