Girls incarcerated: Young and Locked Up, in onda su Netflix, è una serie-documentario che segue le storie di alcune giovanissime americane che scontano la loro pena in un carcere minorile.
La prima stagione era ambientata nel riformatorio di Madison, Indiana, che nel frattempo è stato chiuso.
Le ragazze sono state trasferite a La Porte, a 40 minuti da Chicago, Illinois. Il motivo della chiusura è che lo stato dell’Indiana ha avviato una politica particolare per i minorenni, evitando loro di finire in carcere se non per reati gravi.
Le Girls incarcerated sono il peggio del peggio
Quindi, come spiega il pacato e illuminato direttore John Galipeau, le ragazze di La Porte sono ‘il peggio del peggio’.
48.043 minorenni sono attualmente inseriti in forme di detenzione negli Stati Uniti. Il 15%, cioè 7.293, sono ragazze.
Rapina armata, furti, traffico di droga e di essere umani, omicidio.
Quindicenni con visi angelici che raccontano di aver picchiato genitori o poliziotti. Ragazze, poco più che bambine, che descrivono la loro discesa nell’abisso di droga e di prostituzione.
E ora si trovano a vivere dietro le sbarre, nella speranza di uscire al più presto e nel terrore di cadere negli stessi errori una volta varcato il filo spinato che le tiene separate dal mondo.
Mondo in cui mancano punti fermi e famiglie sane. Tutto è rabbia, negligenza, assenza.
Girls incarcerated e storie di vita
C’è Jessie Rose, sedici anni e linguaggio da gangster, che racconta di quando era piccolissima e già minacciava fratelli e compagni di scuola con i coltelli.
Racconta anche del padre finito in galera e mai più uscito, del suo crescendo criminale tra percosse a insegnanti, furto d’auto, guida senza patente, omissione di soccorso in un incidente causato perché guidava ubriaca.
Jessie ha una fidanzata a La Porte, Leaaira, diciassette anni e una sindrome da disordine esplosivo intermittente, che la porta ad avere accessi di rabbia incontrollabili.
Anche il padre di Leaaira è finito in carcere, quando lei aveva cinque anni. I fratelli sono riusciti a mantenersi sulla retta via, lei no.
Si è sempre sentita la pecora nera della famiglia, disprezzata dalla sua stessa madre.
Una sera, ubriaca, ha cercato di aggredire i genitori in casa (anche se lei sostiene che sia stato il contrario e forse viene un po’ da credere alla sua versione), la madre ha chiamato il 911 e lei è stata arrestata.
Ora però cerca di ritrovare la sua strada.
Ha preso la maglietta borgogna (il cosiddetto Burgundy, cioè l’uniforme che possono indossare le detenute che si distinguono per buona condotta) ed è stata trasferita nell’Unità 3, quella delle ‘brave ragazze’.
Loro, le brave ragazze, possono godere di preziosi privilegi: ascoltare la musica, vedere la TV, leggere, mandare e ricevere mail, telefonare quando vogliono, addirittura uscire per fare dei lavoretti di utilità pubblica come pulire i parchi gioco per bambini.
La cattività e lo studio
Tutte le ragazze di Girls incarceretad, comunque, studiano. La Porte ha un liceo interno, la Promise School, dove chi si impegna può sperare di diplomarsi e aspirare ad una vita migliore una volta scontata la pena.
Ci sono detenute che sognano anche il college, di diventare avvocati o astronome.
La storia più straziante raccontata nel primo episodio di questa stagione è quella di Hannah Aberegg, diciotto anni, un modo buffo di parlare e un sorriso simpaticissimo.
Con quel sorriso racconta di essere già stata arrestata sette volte, di essere stata abbandonata dalla madre quando era piccola, di aver iniziato a drogarsi da giovanissima.
Quando era ancora poco più che adolescente è stata stuprata da un gruppo di balordi e lasciata mezza morta in una di discarica. Da lì, l’inferno.
Ancora più droga, prostituzione per pagarsela. Il suo desiderio più grande ora sarebbe di riconciliarsi con il padre, che si è rifiutato di andare a trovarla in carcere. Lo chiama, cerca di convincerlo.
La telefonata è imbarazzante, con lui che cerca di trovare scuse. E quando finalmente si presenta non riesce ad entrare, perché si è dimenticato di firmare i moduli per l’autorizzazione.
La scena di Hannah che lo aspetta ansiosa dietro le sbarre è difficile da guardare ad occhi asciutti.
In negativo e in positivo
Per fortuna però ci sono anche storie positive. Come quella di Carisa Hale, 17 anni, che viene descritta dallo staff di La Porte come ‘sempre positiva, sempre sorridente’.
Una famiglia normale finché il padre muore improvvisamente quando lei ha 11 anni. Un dolore insostenibile che riesce a lenire solo con le droghe: prima marijuana, poi metanfetamine.
Un arresto e una libertà vigilata violata, che la porta nel carcere minorile. Carisa piano piano è diventata un modello per le sue compagne: studia, sta per diplomarsi, vuole andare al college e studiare astronomia o biologia marina.
La cosa più impressionante è che tutte le ragazze guardano alla data del loro rilascio con un misto di impazienza e di terrore.
Anzi, domina più la paura. Paura di ricascare negli stessi errori. Famiglie e reti sociali sono praticamente assenti.
La prima stagione raccontava la storia di Najwa Pollard, costretta a rimanere nel carcere minorile di Madison perché senza familiari che potessero prenderla con sé.
Per queste ragazze, per queste girls incarcerated, sembra assurdo persino pensarlo ma è così, a volte il carcere è l’unico luogo sicuro, dove studiare, crescere e creare un rapporto sano con gli adulti.