Eleonora Nocito, avvocato e criminologa, si occupa di violenza contro le donne e di cyberbullismo. Tiene incontri nelle scuole e collabora con l’Università degli Studi di Urbino.
Il cyberbullismo è un reato o no?
No. La legge n. 71 del 2017 ha scelto di non introdurre una nuova fattispecie di illecito penale ma di circoscrivere il suo raggio di azione ai soli minorenni, puntando su azioni di carattere preventivo e non repressivo.
La definizione di cyberbullismo?
L’art. 1 della legge n. 71/2017 definisce cyberbullismo “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti online aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso o la loro messa in ridicolo”.
Il cyberbullismo è pericoloso quanto il bullismo?
Il cyberbullismo non ha limiti di spazio e di tempo. Pertanto ha un potenziale offensivo più persistente e pericoloso del bullismo. Le azioni di bullismo, infatti, sono solitamente circoscritte in un determinato ambiente, la classe, la scuola, quelle di cyberbullismo possono essere diffuse e condivise tramite internet in ogni posto del mondo.
Le differenze tra bullo e cyberbullo?
Il cyberbullo non ha il contatto visivo con la vittima. Potrebbe quindi non avere l’esatta percezione delle conseguenze delle proprie azioni. Non avere di fronte la vittima rallenta e riduce i sensi di colpa, impedisce remore etiche e annulla l’empatia con la vittima. Inoltre, rispetto al bullo, il cyberbullo crede di essere anonimo e di non potere essere rintracciato (anche se in realtà non è così!) e tale finta convinzione rafforza il potenziale offensivo.
Il cyberbullismo ha a che fare con lo stalking?
A volte i comportamenti di bullismo e cyberbullismo possono integrare il reato di stalking (o cyberstalking), si tratta infatti di comportamenti ripetuti nel tempo che mirano a incutere paura nella vittima o a modificare le sue abitudini di vita. Proprio come il reato di stalking.
Con la legge contro il cyberbullismo cosa è cambiato?
A distanza di due anni dall’approvazione della legge n. 71/2017, parte del testo normativo è rimasto inattuato, il comitato di monitoraggio non è mai stato formato. Inoltre le procedure di ammonimento attivate dalle Questure nei confronti dei ragazzi ultraquattordicenni sono state, ad oggi, rarissime.
La legge è conosciuta?
La legge sul cyberbullismo è ancora uno strumento troppo poco conosciuto da adulti e dai ragazzi e quindi risulta insufficiente ad arginare il fenomeno. Per aiutare i ragazzi devono essere formate prima le famiglie: ricordiamoci che la vita virtuale è vita reale.
Quanto è importante la prevenzione?
Una buona prevenzione è la base da cui si deve partire per contrastare il cyberbullismo. Prevenzione che deve essere fatta dalla famiglia e dalla scuola. A livello istituzionale bisognerebbe valorizzare la professione e la formazione dei docenti.
Il cyberbullismo è in aumento o se ne parla solo di più?
Il fenomeno è in aumento, anche perché ragazzini sempre più piccoli hanno già il pc o possiedono uno smartphone e, spesso, vengono lasciati allo sbaraglio, senza controllo degli adulti. Quella attuale è, infatti, la prima generazione di adolescenti cresciuta in una società in cui l’essere connessi rappresenta un dato di fatto, un’esperienza connaturata alla quotidianità, indipendentemente dal contesto sociale di provenienza.
Secondo i dati ISTAT, nel 2018 l’85,8% dei ragazzi tra 11 e 17 anni di età utilizza quotidianamente il telefono cellulare. Il 72% dei ragazzi in quella stessa fascia di età naviga in Internet tutti i giorni. Il cyberbullismo ha colpito il 22,2% di tutte le vittime di bullismo. Nel 5,9% dei casi si è trattato di azioni ripetute (più volte al mese). Circa il 7% dei bambini tra 11 e 13 anni è risultato vittima di prepotenze tramite cellulare o Internet una o più volte al mese, mentre la quota scende al 5,2% tra i ragazzi da 14 a 17 anni.
Hai una ricetta contro il cyberbullismo?
I genitori giocano un’importanza primaria nella battaglia contro le insidie di Internet, un ruolo del quale non sembrano ancora avere la giusta consapevolezza. Fondamentale è colmare il gap generazionale adulti-nativi digitali.
Indispensabile lavorare sull’empatia, educando alle differenze ed evidenziando la gravità e l’antigiuridicità di certi comportamenti tenuti online e offline, stimolando la riflessione dei ragazzi. Per concludere ricordiamoci che non esiste la soluzione buona per tutti ma occorre individualizzare gli interventi a seconda dei singoli contesti.
Per chi fosse interessato l’Università di Urbino organizza un corso di alta formazione sul cyberbullismo.